House of Cards: Claire Underwood, confessioni di una first lady

House of Cards: Claire Underwood, confessioni di una first lady

Mancano poco più di tre mesi all’uscita della quarta stagione di House of Cards (puoi trovare il teaser qui), e finalmente potremo assistere all’evoluzione dello scontro giunto agli sgoccioli delle ultime puntate tra il machiavellico Frank Underwood e sua moglie Claire.

Da fedele compagna, la classica grande donna dietro un grande uomo, a protagonista della politica internazionale e diretta avversaria del Presidente degli Stati Uniti: come è nato uno dei personaggi femminili più raffinati e spregiudicati di sempre?

Una risposta a questa domanda si può ricavare dalle parole della sua interprete, l’attrice texana Robin Wright, classe 1966, che muove i primi passi della sua carriera come modella e attrice di soap opera (è una delle protagoniste della serie Santa Barbara, format di successo degli anni Ottanta).

Una carriera rarefatta e precisa, con ruoli ben scelti in storie selezionate, ma che sono rimaste nella storia: da Jenny in Forrest Gump a Erika Berger in Millenium- Uomini che odiano le donne a Moll Flanders: Robin Wright ha curato il suo equilibrio tra carriera e vita personale in maniera tale da potersi permettere un forte potere contrattuale sui sui personaggi.

Ed è così che quando David Fincher le propose il ruolo di Claire Underwood, la Wrigh, che in quel periodo era in Danimarca con il regista per girare Millenium, riuscì ad ottenere anche la regia di alcuni episodi della serie:

Hanno cercato di tirarmi dentro a quel progetto [House of Cards ndr] per ore. Stavamo girando a Stoccolma e David era entusiasta di questo novo modo di fare TV. Io gli ho detto che la mia condizione era che volevo avere anche una parte nella regia, non solo recitare. E quando mi ha detto di sì, sono salta a bordo. L’idea di stare dietro la macchina da presa nella serie la vivevo come una scelta sicura: alla regia di un film intero forse non ero pronta, ma dirigere un episodio è come andare al college, nel senso più vero della scuola. Impari, puoi sbagliare e , nel caso, trovare supporto. Fare ogni volta meglio, lavorare in squadra e collaborare a migliorare ogni scena.

Proprio questo protagonismo e spirito di iniziativa hanno reso il personaggio di Claire complesso e ottimamente costruito, prodotto difatti sia dell’autore Beau Willimon sia della sua interprete che riesce a darle una credibilità femminile e politica alimentata dal vissuto personale dell’attrice, ex compagna di Sean Penn, uno degli attori più impegnati di Hollywood, ed essa stessa attenta osservatrice e attivista dell’Enought Project, fondazione no profit che si batte per diritti, pace e sicurezza in Africa.

A proposito della sua esperienza in campo umanitario, la Wright dichiara:

Sono stata la prima volta in Congo dieci anni fa, ho conosciuto la realtà di regioni dove la condizione delle donne è terribile, con un’incidenza di violenze sessuali altissima e lo sfruttamento delle risorse minerarie è spietato. […] Ho parlato tre volte davanti al Congresso, ho incontrato personalmente il presidente Obama e l’ho convinto a mettere nella sua agenda politica l’impegno nei confronti di quel Paese.

Il finale della terza stagione vede la rottura del sodalizio personale e politico tra i due coniugi Underwood. Sappiamo che Frank sta partecipando alle primarie presidenziali e che il suo indice di popolarità è fortemente influenzato dalla presenza al suo fianco della moglie.

La domanda che il pubblico spontaneamente si pone riguarda proprio l’impegno in prima persona di Claire, complice il parallelismo con la realtà americana che vede per la prima volta una donna, Hilary Clinton (tra l’altro anche compagna di un ex presidente) partecipare alla corsa elettorale per la Casa Bianca. Forse che gli sceneggiatori sfrutteranno questa congiuntura per rendere ancora più appassionante e realistica la serie ambientata dietro le quinte del governo americano?

Per serbare il segreto su quelle che saranno le prossime evoluzioni della trama, Robin Wright si schernisce da ogni tentativo di decifrare una sua risposta:

Tutti vanno a chiedere pareri sulle prossime elezioni a Kevin Spacey, il presidente Underwood. Con me vogliono parlare solo di vestiti.

Non dubitiamo, tuttavia, che Robin Wright/Clare Underwood avrà molto da dire nella prossima stagione e che i vestiti saranno davvero l’ultima delle preoccupazioni del personaggio, per quanto il suo stile sia diventato già un’icona di eleganza e carisma femminile.

La Wright è stata scritturata, inoltre, per una parte in Wonder Woman in uscita nel 2017, scelta che parrebbe del tutto coerente con il suo messaggio di femminilità forte e combattiva.

Francesca Torre

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Fonte: Repubblica delle Donne, N968

 

 

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