La leggenda di Superman – Christopher Reeve (II)

La leggenda di Superman – Christopher Reeve (II)

Nei mesi successivi all’uscita del film Superman, le tensioni tra Richard Donner, Pierre Spengler, Alexander Salkind e Ilya Salkind non si appianarono. Anzi, peggiorarono ulteriormente. Il rancore covato in quei difficili mesi, che aveva portato alla prematura conclusione delle riprese del sequel, a quanto pare tornò con prepotenza a farsi sentire dopo la premiere del film. I Salkind cercarono comunque di contattare Donner perché concludesse il tutto, ma lui non rispose alle loro chiamate e in alcune dichiarazioni li offese pubblicamente.

Così nel marzo 1979 i due cineasti congedarono Donner con un laconico telegramma (“I tuoi servizi non sono più richiesti”) e contattarono in primo luogo Guy Hamilton, che declinò. E così Richard Lester, colui che aveva contribuito alla fase finale delle riprese del primo film, venne scelto come regista del secondo. Solo delle scene aggiuntive, si potrebbe pensare, visto che tre quarti della pellicola erano già stati girati.

Ci fu però un problema di fondo: secondo le regole dell’epoca del sindacato dei registi, per essere accreditati come realizzatori di una pellicola bisognava aver girato almeno il 51% delle riprese. Questo volle dunque dire che Lester dovette non solo girare le scene rimanenti, ma anche rifare da capo scene già dirette a suo tempo da Donner con tutte le complicazioni del caso (attori con capigliature diverse, che magari avevano messo su qualche chilo, ecc…).

L’allontanamento di Donner creò del malcontento nel cast e molti attori ebbero poi a lamentarsi di Lester e del suo stile di regia. Margot Kidder dichiarò pubblicamente di essere dalla parte di Donner, cosa che le sarebbe costata cara nel film successivo. Due degli attori principali del primo film non presero parte al sequel: il primo fu Gene Hackman, il quale oltre a essere rimasto contrariato per come era stato trattato Donner, era anche impegnato sul set del film Reds. L’attore aveva comunque ormai girato con Donner quasi tutte le scene che lo riguardavano e venne dunque sostituito da una controfigura per le poche riprese aggiuntive.

La defezione più grave tuttavia fu quella di Marlon Brando. Defezione che fu dettata da due motivi. In primo luogo l’attore fece causa contro i Salkind poiché non gli era stata garantita l’intera parte di profitti concordata. Secondariamente, Brando aveva già girato tutte le scene che lo riguardavano e farlo apparire anche nel sequel avrebbe comportato concedergli una ulteriore parte dei profitti. I Salkind decisero dunque di non includere il grande attore nella seconda pellicola e di sostituirlo con Susannah York, l’attrice che interpretava la madre di Superman.

Le riprese iniziarono in via ufficiale il primo giugno 1979 presso i Pinewood Studios di Londra. La sceneggiatura fu sottoposta a ulteriore revisione da David Newman e Leslie Newman, sostituendo Jor-El con Lara, includendo una nuova scena ambientata a Parigi per spiegare la liberazione dei tre criminali kryptoniani (Zod, Ursa e Non) dalla Zona Fantasma e le scene ambientate presso le cascate del Niagara. Location esterne furono, oltre a Parigi, Norvegia (per le scene nell’Artico) e Canada, nella provincia di Alberta.

Nonostante alcune tensioni sotterranee tra cast e produzione, le riprese si conclusero nel mese di marzo del 1980. La premiere avvenne in Australia nel dicembre 1980, mentre il film venne distribuito sul territorio statunitense solo nel giugno 1981. Con un budget complessivo di circa 54 milioni di dollari, Superman II arrivò a guadagnarne quasi 200 a livello mondiale, ripagando in maniera ampia gli investimenti fatti fino a quel momento.

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Con queste premesse, un nuovo sequel venne subito messo in produzione, sempre con Richard Lester alla regia. Ilya Salkind scrisse un primo trattamento che prevedeva l’uso di Brainiac e Mr. Mxyzptlk, ruolo per il quale venne considerato Dudley Moore, e una apparizione di Supergirl che avrebbe portato a uno spin-off a lei dedicato. Ma la Warner Bros. rigettò quest’idea, anche se l’apparizione di un supercomputer in questo nuovo sequel non fu certo un caso.

Infatti questo primo trattamento venne affidato a David Newman e Leslie Newman, i quali lo modificarono e lo tramutarono nella sceneggiatura finale. Il fatto che stavolta Tom Mankiewicz non avesse messo mano al tutto si fece sentire, tanto che i toni umoristici per non dire addirittura comici (presenti nei primi due film, ma nonostante tutto ben amalgamati) presero in questa occasione il sopravvento rendendo le atmosfere del film fin troppo leggere, tranne quelle dove ci mise una pezza lo stesso Ilya Salkind (la lotta tra il Superman buono e quello cattivo, la battaglia col supercomputer).

Con l’eccezione di Christopher Reeve, buona parte del cast storico venne messo da parte o ridotto a fare poco più di una comparsata. Margot Kidder, che aveva dato il suo appoggio a Richard Donner nella querelle che lo aveva coinvolto, venne punita apparendo sullo schermo per meno di cinque minuti e pronunciando una decina di parole. Anche se svariati anni più tardi Ilya Salkind ebbe a dire che in realtà il suo ruolo venne ridotto poiché si riteneva che la trama della storia d’amore tra lei e Superman fosse oramai giunta al termine.

La “spalla comica” di Superman fu Richard Pryor, il quale qualche mese prima scherzandoci sopra durante un programma televisivo aveva espresso il suo interesse a prendere parte a una pellicola dedicata all’Uomo d’Acciaio: lo presero sul serio. Leggendo la sceneggiatura, Pryor intuì subito quanto fosse terribile, ma l’ingaggio promesso (cinque milioni di dollari) contribuì a fargli abbandonare l’iniziale reticenza.

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Sul set, Ilya Salkind conobbe Cary Bates, uno storico sceneggiatore della DC Comics mandato dalla casa editrice a supervisionare il progetto. Salkind divenne suo amico e decise di coinvolgerlo in alcuni futuri progetti lavorativi.

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Con un budget complessivo di quasi 40 milioni di dollari, Superman III debuttò nei cinema nel giugno 1983, arrivando infine a guadagnare poco più di 80 milioni di dollari, ma attirandosi anche molte critiche per la povertà della trama e alcune prove recitative non all’altezza. Questo convinse i Salkind che il franchise andava rinnovato sfruttando un altro personaggio appartenente all’universo di Superman, ovvero Supergirl, la quale sarebbe dovuta apparire in questo sequel. La loro idea iniziale fu infatti quella di creare una nuova serie di pellicole con protagonista la cugina di Superman.

Per la sceneggiatura venne contattato David Odell. Il primo trattamento prevedeva un ritorno tramite flashback alla distruzione di Krypton e avrebbe mostrato come la città di Argo City fosse sopravvissuta. La giovane Kara Zor-El, a seguito di una sua disattenzione, avrebbe perso una immensa fonte di potere, la quale sarebbe giunta nella mani di una contadina terrestre che a contatto con essa sarebbe divenuta malvagia. Superman, vulnerabile alla magia, sarebbe stato reso vecchio e privo di poteri, lasciando dunque spazio a sua cugina, la quale avrebbe infine recuperato la fonte di potere e riportato alla normalità la contadina prima di tornare su Argo.

Ma tutto ciò non accadde. Christoper Reeve, infatti, dopo un primo assenso decise infine di non ritornare a indossare i panni di Superman, facendo sì che la sceneggiatura venisse sottoposta ad almeno cinque riscritture per giustificare la sua assenza e altri particolari della trama. Come regista venne contattato in prima battuta Robert Wise, che però declinò l’offerta: l’incarico venne dunque affidato a Jeannot Szwarc. Per il ruolo dell’antagonista di Supergirl, Selena, venne selezionata Dolly Parton, la quale però non ne volle sapere poiché per nulla interessata a interpretare il ruolo di una strega: la scelta finale ricadde dunque su Faye Dunaway.

Rimaneva infine da sciogliere il nodo principale: il casting dell’eroina. Circa duecento attrici vennero provinate per il ruolo, tra cui anche una giovane Demi Moore. Alexander Salkind scelse infine Brooke Shields, ma sia suo figlio Ilya che il regista pensarono fosse meglio utilizzare una attrice sconosciuta. La semi-esordiente Helen Slater divenne dunque la prima Supergirl in carne e ossa, anche se negli anni successivi Ilya Salkind ebbe modo di pentirsi di questa scelta.

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Le riprese furono girate presso i Pinewood Studios di Londra, nell’estate del 1983. Il film, intitolato semplicemente Supergirl, venne distribuito a partire dal mese di luglio del 1984. Con un budget di circa 35 milioni di dollari, la pellicola arrivò a incassarne appena 15, rendendo il tutto un clamoroso flop.

A seguito di questa cocente delusione, i Salkind si convinsero che il franchise di Superman aveva ormai esaurito le sue potenzialità e due anni dopo vendettero i diritti di sfruttamento alla Cannon Films, una piccola casa di produzione indipendente con velleità di diventare una major e di produrre un film sull’Uomo Ragno. I fondatori, Menahem Golan e Yoram Globus, intendevano riportare Superman alla sua antica gloria riunendo tutto il cast del primo film e riprendendo da dove Superman II si era interrotto.

Christopher Reeve fu all’inizio riluttante a interpretare nuovamente Superman, ma la Cannon gli offrì la possibilità di partecipare alla stesura del soggetto del film. Reeve allora accettò, ma solo dopo che la casa di produzione si dichiarò disponibile a finanziare un suo progetto, Street Smart – Per le strade di New York.

La Cannon stanziò un budget iniziale di 36 milioni di dollari e riuscì a mettere sotto contratto tutti i componenti storici del cast, incluso anche Gene Hackman. Contattò inoltre i registi dei precedenti film, Richard Donner e Richard Lester, i quali rifiutarono entrambi, prima di ripiegare su Sidney J. Furie. Poco prima dell’inizio delle riprese, tuttavia, la Cannon – che stava affrontando gravi problemi finanziari che qualche anno dopo avrebbero portato al suo fallimento – decise di portare il budget a 17 milioni di dollari (due dei quali utilizzati solo per i titoli di testa), facendo subito capire che il progetto non partiva sotto i migliori auspici. Per contenere in maniera ulteriore i costi, le riprese esterne vennero girate in Inghilterra nonostante gran parte della trama si svolgesse a New York e il fatto che non ci si trovasse negli Stati Uniti risultasse più volte evidente.

Reeve capì subito che questo film si sarebbe rivelato un flop e avrebbe anche potuto rovinare la sua carriera, tanto che negli anni successivi rifiutò di parlarne. Il girato finale arrivò a quasi due ore e venti minuti, ma i produttori decisero di accorciarlo a novanta minuti e di usare le riprese non incluse nel montaggio come materiale di partenza per un possibile quinto film. Superfluo dire che questo non accadde mai.

Superman IV: The Quest for Peace debuttò nei cinema nel luglio 1987, arrivando infine a guadagnare 15 milioni di dollari e attirandosi decine di meritate critiche negative. Questa pellicola avrebbe causato una piccola crisi nel franchise cinematografico dedicato a Superman, tanto che un nuovo film venne prodotto solo diciannove anni dopo.

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Fabio Volino

PROSSIMAMENTE: I SUPERMEN CHE NON FURONO

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