Il brand di Ghost in the Shell ha origine con la pubblicazione del manga nel 1989, con il nome di 攻殻機動隊 (Kōkaku kidōtai – ed. Kodansha) nel Paese del Sol Levante, letteralmente traducibile con “Squadra mobile con corazza offensiva”. L’opera di Masamune Shirow, ci fa immergere in un XXI secolo caratterizzato dall’ipertecnologia, dall’avvento delle nanomacchine e da un incredibile sviluppo dell’ingegneria robotica: gran parte degli uomini possiedono impianti sintetici per migliorare le loro capacità fisiche ed intellettive e per connettersi alla rete. Su questo sfondo dai toni cyberpunk si sviluppano le attività della Sezione di sicurezza pubblica n. 9, capitanata dal maggiore Motoko Kusanagi, dedita a contrastare crimini informatici e legati alla tecnologia. La nostra protagonista ha tratti in comune con le eroine di altre opere precedentemente pubblicate da Shirow, quali Dominion: Tank Police, Orion o Appleseed; è un ufficiale della legge estremamente dedita al suo lavoro che, pur combattendo minacce esterne, affronta anche difficoltà legate a problemi di politica interna. Il Maggiore, a causa di un pregresso incidente, ha un corpo interamente cibernetico, ma conserva all’interno di questo involucro sintetico la sua anima umana, o ghost.
È proprio questa sua condizione a renderla costantemente inquieta ed a spingerla verso la ricerca di esperienze umane, che la riconnettano alla parte di lei che è andata perduta: nel tempo libero si dedica alle immersioni subacquee e – solo nel manga – fa esperienze promiscue. Nel primo film realizzato nel 1995 per la regia di Mamoru Oshii, basato sul volume originale del manga, è stato scelto un taglio più introspettivo e contemplativo per il personaggio, tanto da non dare spazio ad alcuna relazione interpersonale, se non nella sfera lavorativa.
L’indagine in primo piano nella storia è quella sulle tracce del Signore dei Pupazzi, uno sconosciuto hacker che ha manipolato la memoria di numerosi ghost, al fine di farli agire secondo precisi scopi. L’indagine è tuttavia solo il pretesto per un’analisi di tutt’altra portata, che si rivelerà allo svelarsi dell’identità dello stesso Signore dei Pupazzi e che ci lascerà spiazzati.
Può una intelligenza artificiale estremamente sofisticata arrivare a sviluppare una coscienza propria? Può un essere umano il cui corpo è stato sostituito totalmente da impianti artificiali, essere ancora considerato davvero umano? Dov’è il confine per essere definiti senzienti? Cos’è davvero l’anima, o ghost? Fin dove ci si è spinti, e dove arriveremo? Qual è il limite che non dovremmo superare?
Seguono al primo, altri due volumi del manga, nel 2001 Ghost in the Shell 2: ManMachine Interface, e nel 2003 Ghost in the Shell 1.5: Human-Error Processor. Arriva nel 2004 un altro film, che vede ancora Mamoru Oshii alla regia, Ghost in the Shell: Innocence (in Italia noto come L’Attacco dei Cyborg). L’interesse del grande pubblico è tale che vengono prodotte anche serie TV ed OAV, che ci raccontano le avventure della Sezione 9 precedenti alle vicende del Signore dei Pupazzi, ma anche romanzi, videogiochi e gadget.
Quanto questa saga abbia lasciato il segno nell’immaginario comune, lo possiamo cogliere nelle citazioni di opere successive: Larry e Andy Wachowski, registi di The Matrix, hanno rivelato ai produttori della nota trilogia che avrebbero voluto rendere Ghost in the Shell un “film dal reale”; ne hanno infatti ripreso molti elementi. Anche Stephen Spielberg ne è stato influenzato, le maggiori evidenze si colgono nel suo A.I. – Intelligenza artificiale. Analogie sono presenti, ad esempio, anche nel film Il mondo dei replicanti, di Jonathan Mostow, e nelle serie Dollhouse di Joss Whedon e Westworld di Michael Crichton.
Il 30 marzo 2017, è prevista l’uscita del live-action di Ghost in the Shell, per la regia di Rupert Sanders e con Scarlett Johansson come protagonista, nei panni del Maggiore Kusanagi. Cosa ci sarà da aspettarsi?
Mary Scacco